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Germano Celant

Leggera come una scultura

Il mondo di Christiane Lӧhr (1965) è animato da un’alacrità aerea e luminosa. Rivela la potenza vitale e plastica del fragile e dell’effimero in natura, quella che dipende dalla fluidità dell’evento ventoso e suggerisce la presenza di un’animazione plastica non veemente, ma leggera e sensibile. I suoi insiemi, costruiti con gambi d’erba e semi d’edera, crine di cavallo e peli di cane rivelano la dipendenza da una possibile scossa che ne comprometta la compostezza e l’equilibrio. Sono immagini a forma di cupola o di piramide, di nuvola o di cuscino, che rimandano ad un vaporoso del naturale che si contrappone, nel contemporaneo, alla pesantezza e alla gravità fisica e ambientale di molta scultura. L’aspirazione dell’artista tedesca è piuttosto quello di enunciarne ( a Villa Panza, Varese, fino al 5 Settembre) il carattere soffice ed evanescente, morbido e leggero. Un discorso sulla qualità sensibile ed euforica del vibrante vegetale e animale, quanto sulla sua alterazione, affidata alla delicatezza e alla tenerezza dell’attenzione. Sculture delicate ed esili che danno corpo a forme schiumose galleggianti, capaci di splendere e di accordarsi nel contesto con una presenza affascinante e tattile. Una modalità di apparizione dei volumi e delle immagini che seduce per la dolcezza cutanea e per il fiorire delle sostanze. Qualcosa di tenero, ma di imponente perché interessa la teatralità della calma del materiale che si traduce in espressione stupefacente e vigorosa: una vivificazione del sentire e del pensare la scultura.

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